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Il Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale sia l’occasione per aprire alla liberalizzazione dell’uso delle immagini

La FCdA - Federazione delle Consulte Universitarie di Archeologia, organismo unitario che raccoglie la quasi totalità dei professori universitari di archeologia (Consulte universitarie di: Preistoria e protostoria; Archeologia del mondo classico; Archeologie Postclassiche; Numismatica; Studi sull'Asia e sull'Africa; Antropologia) apprezza molto l’iniziativa assunta dall’Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale (Digital Library) del Ministero della Cultura nel promuovere una consultazione pubblica sulla bozza del Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale (PND). Si tratta di un’importante prima volta: si auspica che anche in futuro il Ministero voglia sviluppare consultazioni pubbliche di così ampio respiro su temi importanti.
La digitalizzazione del patrimonio culturale è un obiettivo strategico di straordinaria rilevanza e pertanto a FCdA si augura che grazie alle risorse del PNRR si possa davvero sviluppare una reale trasformazione digitale di musei, archivi, biblioteche e, in generale, luoghi della cultura, a tutto vantaggio della formazione, della ricerca, della tutela e della valorizzazione del patrimonio archeologico e, più un generale, culturale del Paese.
La FCdA giudica molto positivamente alcune novità contenute nelle “Linee guida per l’acquisizione, la circolazione e il riuso delle riproduzioni dei beni culturali in ambiente digitale”, quali la prescrizione relativa al grado di risoluzione delle immagini online (compresa tra 2500 e 3500 pixel) e l’invito a non utilizzare filigrane invasive che di fatto ostacolano - quando non impediscono - l’uso dell’immagine nell’attività di studio e nelle pubblicazioni e azioni di divulgazione delle immagini per fini culturali ammesse dal Codice dei beni culturali e del paesaggio.
Soprattutto la FCdA apprezza enormemente la previsione della gratuità per la pubblicazione delle immagini in qualunque sede editoriale (oltre quindi i confini dell’editoria scientifica e didattica), indipendentemente dalla tiratura del volume e/o dal prezzo di copertina, abolendo l’anacronistico limite di 70 euro e 2000 copie, reso ora ancor più incomprensibile in una fase in cui l’editoria si orienta sempre di più verso l’Open Access. Preoccupa, però, la previsione di “possibili eccezioni” alla gratuità che rischiano di contraddire gli obiettivi della liberalizzazione a seconda delle scelte personali e discrezionali di singoli direttori di musei, archivi, biblioteche.
La FCdA auspica che il Ministero possa favorire l’adozione di licenze di libero riutilizzo delle immagini del patrimonio culturale che potrebbero perciò affiancarsi all’etichetta “MiC standard” proposta nelle già citate linee guida. Alcuni istituti italiani, come ad esempio, la Fondazione Museo Egizio, che amministra beni statali, hanno reso liberamente riutilizzabili le riproduzioni delle proprie collezioni a vantaggio della collettività, come avviene da oltre un decennio nelle più avanzate esperienze internazionali: il PND sia pertanto l’occasione per riconoscere, per via amministrativa, la mera facoltà ai direttori di musei, archivi e biblioteche di adottare licenze Open Access che azzerino i canoni previsti dall’art. 108 del codice dei beni culturali e del paesaggio affinché si possano moltiplicare queste positive esperienze che favoriscono la formazione, la ricerca, la diffusione della cultura ma anche l’editoria e l’imprenditoria culturale e creativa.

Si invitano le Università, le società scientifiche, le associazioni culturali, i singoli ricercatori a partecipare alla consultazione pubblica: https://digitallibrary.cultura.gov.it/il-piano/

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